GasAgenda 2022
OSSERVATORIO PUBLIC UTILITY 21 Anche per i flussi provenienti dalla Rus- sia, i prezzi sono già stati soggetti ad aumenti nel corso dell’ultimo anno. Le cause dell’aumento sono molteplici, e sarebbe certo un errore ricondurle esclu- sivamente alle tensioni attorno all’Ucrai- na. Nella crisi energetica europea, però, la Russia svolge un ruolo fondamentale. È da tempo, infatti, che Mosca – primo fornitore del continente – sta limitando le esportazioni di gas verso l’Europa: arri- vate al 30 per cento sotto la media degli ultimi cinque anni. La strategia russa si è andata facendo sempre più chiara man mano che l’Unio- ne Europea ha elaborato e comunicato gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazio- ne. Già prima dell’annuncio del pacchet- to cosiddetto fit for 55 nel luglio 2021, Gazprom, il colosso gasiero statale russo, continuava a garantire il rispetto dei ter- mini previsti nei contratti a lungo termine con l’Europa, ma non prenotava capacità di esportazione aggiuntiva e, dunque, ri- duceva il contribuito al riempimento dei siti di stoccaggio europei: tutto questo nonostante la disponibilità di risorse da parte russa e i prezzi alti (allettanti, in te- oria) sul mercato europeo. La condotta Yamal-Europe – una delle più importanti tra quelle che riforniscono l’Europa – ha inoltre funzionato al con- trario per una quarantina di giorni prima di riprendere a pompare gas verso ovest. Tale comportamento è stato espressione di una chiara strategia di pressione. L’o- biettivo dei russi era duplice: da un lato convincere la Germania ad autorizzare ve- locemente l’entrata in funzione del Nord Stream 2, la seconda tubatura diretta at- traverso il mar Baltico che consentiva di evitare il passaggio per l’Ucraina; dall’altro forzare gli europei a sottoscrivere più con- tratti a lunga scadenza, piuttosto che affi- darsi alla compravendita spot , in modo da garantirsi la certezza delle entrate ancora per molti anni a prezzi più favorevoli. Le soluzioni per gli approvvigiona- menti di gas Come evidenziato nella precedente ta- bella di pagina 2, l’Italia importa gas at- traverso cinque principali fonti di approv- vigionamento. L’ Algeria , che negli ultimi mesi ha so- stituito la Russia come principale forni- tore di gas, ha già aumentato in misura significativa le sue forniture, da 16 mld mc/a (nel quinquennio 2015-2019) a 23. In questo caso i tubi del gasdotto Transmed potrebbero accogliere ancora circa 7 mld mc/a, ma Algeri non riesce ad aumentare ulteriormente la produzio- ne nel giro di pochi mesi. Un’altra fonte fondamentale è il TAP, il gasdotto che dalla fine del 2020 traspor- ta in Italia il gas naturale proveniente dall’ Azerbaijan. Quest’ultimo non solo ha già raggiunto la sua capacità massima, ma al momento sta addirittura trasportando una quanti- tà leggermente superiore al suo massimo nominale annuale (che di solito si riduce a causa di periodi di manutenzione nel corso dell’anno, e che invece per il 2022 non sono previsti) e potrebbe arrivare a 10 miliardi di mc/a entro fine anno. Nel caso del TAP è già in corso, come noto, uno studio di fattibilità per raddop- piarne i flussi, ma per arrivare alla sua attivazione ci vorranno almeno 3/4 anni. Ci sono poi le importazioni provenienti dalla Libia , un fornitore che sia per gia- cimenti di gas che per vicinanza geogra- fica avrebbe le potenzialità per diventare un’alternativa alla Russia. Il problema in questo caso non è tecni- co, bensì politico: l’instabilità del Paese fa sì che a oggi i gasdotti siano addirit- tura meno pieni di quanto lo fossero nel 2015-2019, trasportando solo un quar- to del massimo consentito (circa 3 mld mc/a vs circa 11). Esistono infine altri gasdotti che portano il gas dal resto dell’Europa (in particolare da Paesi Bassi e Norvegia ) e che, per ora, hanno continuato ad assisterci. Qui le importazioni si sono aggirate intorno ai 3% del totale, ma a causa dell’effetto competizione, più il resto d’Europa avrà bisogno di gas, meno ed a prezzi più alti ne arriverà in Italia. Una delle soluzione più rapide e flessibili per favorire fonti alternative sembra po- ter senz’altro essere il gas liquefatto in arrivo via mare. Il GNL in Italia costituisce ad oggi il 20%
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